La prima volta in cui ho visitato il palazzo sono rimasta colpita dalla luce. La luce. Una luce incredibile, che entrava e usciva dalla galleria di maioliche riflettendosi all’infinito. Mi sono emozionata. E nello stesso preciso momento ho deciso di chiamarlo Palazzo Luce.

Anna Maria Enselmi

Ho iniziato a chiamare le persone che seguivo e amavo. Devo dire che c’è gente più folle di me. Li ho visti tutti appassionarsi poco a poco, come ho fatto io, sempre di più, sempre di più, fino a capire come me che insieme stavamo realizzando una cosa grande.  

Anna Maria Enselmi

In un pomeriggio di fine agosto mi ritrovo a vedere una casa a Lecce in via del Palazzo dei Conti.  Non aveva un nome, era la casa che aveva fatto costruire e in cui aveva abitato Maria D’Enghien, moglie del re di Napoli. È scattata subito una forte emozione, oltre alla bellezza e all’intensa energia ho sentito che questa casa mi stava in qualche modo chiamando. 

Anna Maria Enselmi

Sto attraversando i saloni del palazzo in compagnia della nipote della proprietaria. “Ho deciso di chiamarlo Palazzo Luce” – dico. Resta colpita, mi dice che ha la pelle d’oca. “Veramente vuoi chiamarlo Palazzo Luce? Perché? Ma tu lo sai che mia nonna si chiamava Luce?” Non lo sapevo affatto. Tocca a noi cogliere il momento giusto. E capire le persone giuste, le cose giuste.

Anna Maria Enselmi

Quando sono entrata la prima volta, ho capito che sarebbe stato molto di più che un semplice passaggio di chiavi. Se un palazzo così bello e importante diventa tuo, in realtà non è perché lo stai comprando, ma perché decidi di prendertene cura. E la cosa più bella che puoi fare è proprio questa: averne cura.

Anna Maria Enselmi